Digitale, sostenibilità, innovazione: sono questi i binari su cui corrono i nuovi lavoratori anche in Sardegna.
A confermare come le competenze legate a green e digitale siano ormai imprescindibili, tanto per entrare nel mercato del lavoro quanto per accompagnare le imprese nella trasformazione, arrivano le previsioni del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, rielaborate dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna. Secondo l’analisi, nell’Isola sono 4.531 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti nel periodo 2016–2019 e/o investiranno nel 2020 in prodotti e tecnologie green. Nei prossimi mesi, le assunzioni relative previste ai “green jobs” nell’Isola sono 21.107, equivalenti al 27% del totale delle assunzioni previste.
“I temi della transizione digitale e del green sono i driver di crescita e di competitività per le nostre imprese e costituiscono la nuova bussola dello sviluppo sociale ed economico – commenta Fabio Mereu, VicePresidente di Confartigianato Imprese Sardegna e delegato regionale per l’Innovazione Tecnologica – uno sviluppo che ha bisogno non soltanto di risorse e tecnologie, ma anche di competenze adeguate e di una cultura nuova, che verrà incarnata soprattutto dai giovani, per natura portatori sani d’innovazione”. A livello nazionale, entro il 2025, ben 6 lavoratori su 10 dovranno avere competenze green o digitali. Nei prossimi cinque anni, infatti, il mercato del lavoro avrà bisogno di almeno 2,2 milioni di nuovi lavoratori in grado di gestire soluzioni e sviluppare strategie ecosostenibili (il 63% del fabbisogno del quinquennio) e di 2 milioni di lavoratori capaci di utilizzare il digitale (il 57%).
“È una trasformazione guidata sia dalle imprese che esportano, sia da quelle che stanno adattando la loro professione, le loro produzioni e i loro servizi – continua Mereu – questo significa, per il digitale, impresa 4.0 e quindi internet delle cose: significa interconnessione e anche possibilità di sviluppare l’analisi su tanti dati, i big data. Le previsioni a medio termine, inoltre, mostrano che la domanda di competenze green riguarderà in maniera trasversale tanto le professioni ad elevata specializzazione e tecniche, quanto quelle che richiedono meno qualificazione”.
Nell’artigianato, la spinta verso la transizione verde farà emergere la necessità di specifiche professioni come, ad esempio, il progettista in edilizia sostenibile, lo specialista in domotica, tecnici e operai specializzati nell’efficientamento energetico nelle costruzioni; il certificatore di prodotti biologici nell’agroalimentare; il progettista meccanico per la mobilità elettrica. Ma la sostenibilità, come la cultura digitale, non è solo questione di competenze: è anche un modo di pensare e una visione, una forma di educazione prima ancora che di formazione. E ad accompagnare i giovani su questa strada virtuosa non può essere che la scuola.
“Il Covid non ha fermato gli investimenti green, perché sempre più imprenditori sono consapevoli dei vantaggi competitivi derivanti dalla transizione ecologica – commenta Daniele Serra, Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – ancora oltre la metà delle imprese manifatturiere percepisce questo passaggio più un vincolo che una opportunità”. “Per dare ulteriore impulso alla transizione ecologica – continua Serra – occorre intervenire: sulla carenza di competenze attraverso percorsi di formazione adeguati, sulla diffusione di una cultura d’impresa più sostenibile, sull’accesso al credito bancario per facilitare il reperimento di risorse destinate investimenti ambientali, sulle norme e sulla fiscalità, semplificando le procedure amministrative oltre a incentivi e agevolazioni, sulla creazione di mercati per la sostenibilità, sull’affiancamento da parte delle istituzioni alle imprese, sia nelle problematiche di carattere tecnico e tecnologico, sia di assistenza all’accesso a risorse e servizi”.
La trasformazione del sistema imprenditoriale in chiave di sostenibilità e l’accelerazione per l’adozione delle tecnologie digitali investirà il mercato del lavoro di tutto il quinquennio. Le previsioni a medio termine mostrano infatti come la domanda di competenze green riguardi in maniera trasversale tanto le professioni ad elevata specializzazione e tecniche, che gli impiegati come gli addetti ai servizi commerciali e turistici, gli addetti ai servizi alle persone come gli operai e gli artigiani. Questo fenomeno sempre più pervasivo in tutti i settori dell’economia interesserà non solo nuovi green jobs ma anche occupazioni esistenti. Per esempio, anche per i cuochi saranno sempre più importanti le competenze legate all’ecosostenibilità richieste dai consumatori e vantaggiose per le imprese, come l’attenzione alla riduzione degli sprechi, all’uso efficiente delle risorse alimentari e all’impiego di produzioni di qualità e legate al territorio (a chilometro zero).
Altrettanto ricercate saranno le competenze digitali, considerate una competenza di base per la maggior parte dei lavoratori. Queste saranno rilevanti non solo per tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni, specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche e fisiche, ma anche per professori, specialisti in scienze sociali, impiegati addetti alla segreteria e all’accoglienza, addetti alla contabilità.
Del resto, il processo di digitalizzazione si sta diffondendo in due principali direttrici: da un lato il passaggio al digitale di sistemi di lavoro e attività produttive (smart working, commercio on line, digitalizzazione delle procedure in molti servizi alle imprese e alle persone) e dall’altro una forte spinta all’innalzamento delle competenze digitali sia dei lavoratori, ma anche di un’ampia fascia della popolazione, con particolare riferimento agli studenti e ai professori di tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Per Confartigianato Sardegna è necessario far propri, del sistema imprenditoriale e produttivo, gli stimoli che sempre più forti arrivano da un mondo in profonda evoluzione. Innovazione digitale e transizione ecologica possono divenire i propulsori di una nuova stagione di crescita, questa volta più matura perché più attenta alla qualità della vita che non alle quantità dei consumi. La sostenibilità darà ancora più forza al valore sociale dell’impresa, potrà valorizzare la conciliazione tra i tempi di lavoro, di cura, di vita familiare, recherà un contributo al sistema di welfare così che i diritti universali siano assicurati anche attraverso il protagonismo di comunità solidali.
“Per portare a pieno compimento la transizione digitale – conclude Mereu – non bastano le tecnologie ma serve il capitale umano che sappia utilizzarle, arricchendo ed innovando il proprio lavoro quotidiano. Occorre lavorare ancora di più, quindi, sulle competenze dei singoli cittadini e delle imprese”.