Quella sugli pneumatici fuori uso è una battaglia che Confartigianato, in Sardegna e livello nazionale, ha iniziato tanti anni fa e intensificato, soprattutto nell’ultimo periodo, con le numerose richieste al Ministero della Transizione Ecologica, con le interlocuzioni con l’Assessorato Regionale dell’Ambiente ma anche attraverso la sensibilizzazione verso i consumatori.

E’ una storia infinita quella del mancato ritiro dei PFU, nei piazzali dei gommisti. Ed è stata alta, soprattutto nei mesi estivi, la protesta di gommisti e autoriparatori della Sardegna che hanno visto saturare le aree destinate al momentaneo stoccaggio delle gomme. Infatti, con il pieno riavvio delle attività, dopo la lunga fase di lockdown, le imprese di ricambio e manutenzione delle ruote, si sono ritrovate letteralmente sommerse di materiale da smaltire e, tra l’altro, con il rischio di subire pesanti sanzioni da parte delle Autorità di controllo.  

Una prima risposta alle problematiche all’Associazione Artigiana, seppur temporanea e non risolutiva, è arrivata dalla Direzione Generale per l’Economia Circolare del MITE che ha inviato una nota a tutti i soggetti autorizzati alla gestione degli PFU sollecitando un incremento del 20% di raccolta aggiuntiva “straordinaria” presso tutti i gommisti in Sardegna e nel resto dell’Italia, fino a fine anno, per contrastare le vendite in nero dei pneumatici ed evitare il rischio di nuove emergenze ambientali.

Siamo soddisfatti di essere stati ascoltati e di questo primo traguardo che, ricordiamolo, non rappresenta la soluzione definitiva al gravissimo problema che stanno vivendo i gommisti – commenta Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna l’attuale sistema di raccolta degli pneumatici, infatti, presenta fortissime criticità e carenze che mettono in seria difficoltà le aziende associate le quali ricorrentemente, e in particolare a fine anno, non si vedono garantito il servizio di ritiro PFU da parte dei Consorzi abilitati. Il rischio molto probabile è di incorrere ancora una volta nel blocco del ritiro dei PFU”.

L’obiettivo del Ministero è di evitare nuove emergenze ambientali e alleggerire la situazione dei gommisti che Confartigianato ha ripetutamente denunciato.

Proprio nel mese di ottobre gli autoriparatori e i gommisti tutelati dall’Associazione di Categoria artigiana rilanciarono l’allarme chiedendo l’intervento del Ministero per affrontare gravi carenze e disservizi nel ritiro di pneumatici e pneumatici fuori uso da parte dei Consorzi abilitati. La situazione raggiunse livelli di guardia in tutta Italia e da lì la decisione dell’Organizzazione Artigiana di rivolgersi al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani con una lettera nella quale venne segnalato il problema e chiesto un rapido intervento.

La giacenza di pneumatici fuori uso non ritirati – spiega Serraprovoca conseguenze estremamente penalizzanti per le aziende sia sotto il profilo operativo, sia economico poiché espone le imprese al rischio di pesanti sanzioni amministrative, creando gravi ricadute anche per l’ambiente e per la salute della collettività”.

Il Segretario ricorda inoltre che “inefficienze e anomalie dell’attuale meccanismo sono anche riconducibili a fenomeni di illegalità che spesso si annidano nel sistema di gestione degli pneumatici. Questo sistema, infatti, che è finanziato attraverso il contributo ambientale versato dagli acquirenti degli pneumatici dovrebbe garantire rintracciamento, raccolta e recupero di una quantità di PFU corrispondente agli pneumatici regolarmente immessi sul mercato. Esistono tuttavia pratiche scorrette come la vendita in nero di pneumatici, anche sul web, che generano evasione fiscale e del contributo ambientale o altre irregolarità nella gestione dei PFU, che pregiudicano il corretto funzionamento del sistema, con il rischio ricorrente di abbandoni, accumuli ingestibili di PFU presso gli operatori, e la copertura economica del sistema nazionale, non essendo possibile distinguere in fase di prelievo presso gli operatori i PFU regolari da quelli derivanti da pratiche illegali”.

Confartigianato Sardegna e Nazionale, da tempo, sono intervenute presso tutte le sedi istituzionali competenti per sollecitare interventi risolutivi che possano garantire un sistema di tracciabilità, trasparenza e legalità dell’intero flusso degli pneumatici fondato sulla regolarità degli operatori, volto a riequilibrare il meccanismo e assicurarne la sostenibilità economica, oltre che a soddisfare il target di raccolta previsto per legge che, altrimenti, diventa insufficiente a coprire il quantitativo di pneumatici immesso sul mercato.

Per fortuna il Ministero è intervenuto in questo mese, periodo in cui gli automezzi effettuano il cambio gomme stagionale – conclude il Segretarioperché un ulteriore accumulo nelle officine avrebbe potuto portare  a un vero proprio collasso del sistema. Di sicuro è necessario introdurre meccanismi che garantiscano la certezza del ritiro a tutti gli operatori che versano regolarmente il contributo PFU: chi opera diversamente provvederà a pagare in proprio il ritiro, come oggi devono fare purtroppo molti operatori onesti”.

Il problema dei PFU nasce a monte, perché, come più volte segnalato dagli esperti, nel settore manca un sistema di tracciamento e controllo, che permetta di contrastare l’ingresso irregolare di pneumatici in Italia, che è stimato attorno alle 30/40 mila tonnellate all’anno. Rimane dunque fondamentale trovare delle soluzioni a questo problema per prevenire le emergenze future, ma è altrettanto fondamentale affrontare e risolvere il problema che oggi mette in difficoltà gli operatori e l’ambiente.

Quello degli pneumatici fuori uso rivenduti on line illegalmente o smaltiti senza pagare il contributo è un fenomeno che, a livello nazionale, vale 100 milioni all’anno e centinaia di migliaia di siti inquinati. I dati vengono dall’Osservatorio sui PFU, nato nel 2016 per monitorare un settore che in Italia rappresenta un’eccellenza nonostante le storture e le truffe. Ciò che funziona è la piattaforma di whistleblowing riservata agli operatori, che denunciano chi non rispetta le regole e offrono alle forze dell’ordine lo strumento per intervenire. Nuovi, usati e a fine vita. Secondo il rapporto “I Flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia”, si stima, infatti, che siano tra 30 e 40mila le tonnellate di pneumatici che ogni anno vengono immessi illegalmente nel mercato nazionale: con un mancato versamento del contributo ambientale per raccolta e riciclo di circa 50 milioni di euro, un’evasione dell’IVA stimabile in circa 80 milioni e un’esposizione al rischio di abbandono nell’ambiente di gomme fuori uso derivanti da attività illegali, che non esistono e sono dunque fuori dalle regole del sistema nazionale.