Chi ha paura dell’intelligenza artificiale? Schiavi dei robot o artefici di creatività innovativa? Quale potrebbe essere il destino degli uomini e degli imprenditori di fronte ai rischi e alle potenzialità di queste nuove tecnologie?

E’ su questi dubbi che Confartigianato Imprese e Fondazione Germozzi, in collaborazione con Confartigianato Imprese Sardegna, hanno voluto ragionare ieri sera a Cagliari durante il quarto appuntamento nazionale di Dialoghi di Spirito Artigiano, dal titolo “Orgogliosi, attenti, consapevoli: gli Artigiani e l’Intelligenza Artificiale. Idee a confronto”, per approfondire idee, spunti e scenari per lo sviluppo economico e la sostenibilità sociale del Paese.

Sulla necessità di considerare l’Intelligenza Artificiale uno strumento al servizio delle imprese per potenziare la qualità dei prodotti e dei servizi hanno discusso Fabio Mereu, Vicepresidente Vicario Confartigianato Sardegna, in videocollegamento Giulio Sapelli, Presidente Fondazione Germozzi, Mauro Magatti, Professore ordinario di Sociologia alla facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Marco Bettiol, Professore Associato in Economia e Gestione presso il Dipartimento di Economia e Gestione dell’Università di Padova, Edoardo Fleishner, Giornalista e Docente di Scrittura crossmediale e di Comunicazione digitale presso la facoltà di Sociologia dell’università Statale di Milano e di Format televisivi e crossmediali all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Paolo Manfredi, consulente per le Strategie digitali di Confartigianato, e Giovanni Boccia, Direttore Fondazione Germozzi.

L’evento è stato aperto dalla relazione del VicePresidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Fabio Mereu che ha voluto sottolineare come sia stato il “fervore tecnologico” che caratterizza il nostro tempo ad aver portato all’avvento dell’Intelligenza Artificiale, una forza innovativa che rappresenta una vera e propria “nuova rivoluzione” nella vita e nel lavoro quotidiano che può sfociare nella preoccupazione da parte delle imprese verso gli impatti di tecnologie rapide e invadenti, su sistemi economici e sociali.

Il recente rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna ha certamente consolidato numeri che fanno riflettere. Solo nell’Isola è stato calcolato come ben 173 professioni siano esposte, oltre 109mila aziende potranno entrare in difficoltà e più di 310mila addetti saranno a rischio. Un impatto potenzialmente rischioso per le attività economiche e l’occupazione se si facesse di questa tecnologia una gestione scriteriata e incontrollata e un uso distorto dell’automazione dei processi. Numeri che si traducono nel fatto che per tre quarti delle imprese sarde il pericolo sia medio-alto e che per 9 aziende artigiane su 10 il rischio sia elevato. Tra i lavoratori, il rischio elevato impatta per 4 dipendenti su 5, mentre per quelli artigiani la percentuale di pericolo elevato arriva al 98%.

In questo contesto – ha detto Mereula nostra Organizzazione fedele ai valori e allo spirito artigiano, si vuole porre come protagonista attivo, riconoscendo che essere semplici spettatori non è un’opzione, ma piuttosto un momento di arricchimento attraverso l’acquisizione di conoscenze per trasformare questa rivoluzione in opportunità”. Per il VicePresidentel’artigianato, pilastro fondamentale dell’identità culturale ed economica, è chiamato oggi a una sfida entusiasmante: come integrare l’IA nelle tradizioni artigianali senza comprometterne l’unicità e la sopravvivenza stessa? Gli artigiani, custodi di una tradizione millenaria, portano con loro una conoscenza e un saper fare unici. In un’epoca di incertezza e cambiamenti, è cruciale che le imprese artigiane rivendichino con orgoglio la propria identità, difendendo i valori dell’impresa diffusa e del saper fare umano”.

Confartigianato sostiene come l’IA non debba essere vista come una minaccia, bensì come un’opportunità. Governarla con l’intelligenza artigiana significa trasformarla in uno strumento che esalta la creatività e le competenze inimitabili degli imprenditori. Nessun algoritmo può replicare l’anima dei prodotti e dei servizi artigianali che rendono unico nel mondo il made in Italy.

Viviamo in un’epoca in cui le nuove intelligenze diventano sempre più imprescindibili con un impatto paragonabile, se non superiore, a quello della rivoluzione industriale o all’avvento di internet e della tecnologia digitale – ha proseguito Mereuè da questa base di partenza che è necessario partire per affrontare la sfida con razionalità e pragmatismo. La tecnologia non va temuta, ma governata per preservare i valori e l’economia basati sull’impresa diffusa e sulla creatività umana”.

Confartigianato sottolinea come, se gestita con saggezza, questa tecnologia possa rappresentare una grande opportunità di crescita e cambiamento per le imprese sarde. Tuttavia, è urgente rafforzare un “sistema di anticorpi” per proteggere le imprese dagli effetti negativi di una gestione scriteriata dell’intelligenza artificiale, evitando il rischio di “disoccupazione tecnologica”.

La sfida tra automazione e artigianalità è reale – ha concluso Mereu ma può diventare un’opportunità se gestita saggiamente. L’IA non è il fine, ma uno strumento che, nelle mani degli artigiani, può aprire nuovi orizzonti di creatività e innovazione. Confartigianato ha organizzato questi Dialoghi per dare voce agli esperti e fornire alle imprese le conoscenze e gli strumenti necessari per affrontare questa rivoluzione”.

Per Marco Bettiol, Professore Associato in Economia e Gestione presso il Dipartimento di Economia e Gestione dell’Università di Padova, “l’intelligenza artificiale è solo una copia mentre le imprese devono puntare all’originalità che non potrà essere mai battuta da una macchina e che, semplicemente, riproduce dati. Per questo è necessario puntare alla valorizzazione del legame tra cultura e territori, ed esaltare l’autenticità delle produzioni”.

Secondo Paolo Manfredi, consulente per le Strategie digitali di Confartigianato, invece il dilemma da risolvere è quello di capire come, per esempio i distretti in crisi possano sfruttare l’Intelligenza artificiale per ammodernarsi: “Di questa nuova tecnologia dobbiamo sfruttare il meglio per applicarla alle nuove produzioni e sviluppare nuovi patrimoni di conoscenza, Siamo molto lontani dalla situazione in cui un impresa artigiana potrà essere completamente affidata all’intelligenza artificiale”.

Per Mauro Magatti, Professore ordinario di Sociologia alla facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, l’intelligenza artificiale, in questo momento, solo risposte ovvie: “Dobbiamo affrontare un nuovo umanesimo e quindi lavorare per l’umanizzazione delle tecnologie digitali perché il volere degli artigiani deve essere sempre primario rispetto alle macchine”.

Secondo Giulio Sapelli, Presidente Fondazione Germozzi, “il processo di cambiamento uomo-macchina dura da tempo e mai l’esperienza umana potrà essere sostituita da una qualsiasi intelligenza meccanica. Per questo non bisogna farsi abbacinare dai grandi cambiamenti ma, al contrario, bisogna lavorare per incrementare l’intelligenza delle persone e degli imprenditori”.