Anche le imprese della Sardegna sono sempre più protagoniste della Strategia Nazionale sull’Economia Circolare e del Green Deal europeo, azioni che prevedono una economia climaticamente neutra ed efficiente sotto il profilo delle risorse.

Tali condizioni aprono nuove e importanti opportunità alle 4.209 realtà sarde che si occupano di economia circolare (il 3,7% del totale delle imprese isolane), con i loro 13.880 addetti, e quindi di recupero, trasformazione e riutilizzo dei materiali ma anche del riciclo, manutenzione e riparabilità.

E’ questo ciò che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, sui dati ISTAT del 2021, sulle attività cheintervengono sui prodotti allungandone la “vita”, riducendo la produzione di rifiuti o, addirittura, trasformando questi ultimi in risorsa.

Quest’economia, che nell’isola interessa imprese di tutti i settori produttivi, che apre nuove opportunità per le medie e piccole imprese sul mercato, interviene sull’attività di riparazione, manutenzione, riciclo e recupero: dalle automobili agli orologi, dalle calzature alle apparecchiature elettroniche, fino agli strumenti musicali, gli impianti e gli abiti; tutto, insomma, può essere aggiustato e reso nuovamente utilizzabile, eventualmente anche in altra forma.

Nella penisola le imprese operanti nei settori dell’economia circolare sono oltre 150mila e danno lavoro a circa 552mila addetti.

Dal dossier emerge come sul totale delle oltre 4mila imprese sarde, ben 2.386 si occupano di riparazione di autoveicoli, 134 di manutenzione motoveicoli, 207 di riparazione natanti, 341 di riparazione di macchinari, 119 di raccolta rifiuti e 94 di materiali vari, 116 di riparazione pc, 83 di elettrodomestici e 92 di beni per la casa.

A livello territoriale, 1.371 realtà (con 3.957 addetti) operano nel territorio del Nord Sardegna, 1.142 nell’area di Cagliari (4.895 dipendenti) , 762 nel Sud Sardegna (2.519), 548 a Nuoro (1.427) e 386 a Oristano (1.082).

Tutti questi dati collocano la Sardegna al 12simo posto assoluto in tutta Italia per indice di lavoratori interessati alla “circolarità” dei beni.

Come ci ha insegnato lo scienziato Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” – commenta la Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Laie questa legge della fisica potrebbe benissimo essere applicata all’attuale condizione delle persone e delle imprese. E il nostro dossier dice esattamente questo: si comincia a comprare meno e ci si prepara ad aggiustare e a riparare di più”.Questo perché la capacità economica delle famiglie è ormai insufficiente, e al contrario aumenta chi porta ad aggiustare e a riparare gli oggetti – continua la Laie quindi crescono anche le imprese che offrono questo tipo di servizi e nella maggior parte si tratta di imprese artigiane. La crisi, quindi, sta mutando sia l’atteggiamento dei consumatori sia quello delle imprese, quasi obbligandole a una crescita e a una maggiore specializzazione”.

 “E’ grazie anche all’impegno delle nostre imprese – riprende il Segretario Regionale, Daniele Serrache l’Italia si posiziona al penultimo posto nell’Ue a 28 per quantità di rifiuti pro capite generati da imprese e famiglie. Insomma: la crisi ci sta costringendo a risparmiare e a riciclare: questo è innegabile. Nonostante ciò, il peso della tassazione sui rifiuti rimane ancora troppo elevata”.

 “L’economia circolare non fa bene solo all’ambiente – rimarca Serrama anche agli investimenti, al lavoro e al business. Tante imprese, con altrettanti addetti, hanno effettuato investimenti green in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale e lo faranno, sempre più, in considerazione di una crisi economica ed energetica che sarà di lunga durata”.

 “Di sicuro la crescita competitiva del sistema imprenditoriale territoriale sardo potrebbe migliorare anche con interventi legislativi per garantire più semplificazione, più attrattività, più ricerca, innovazione e maggiore trasferimento tecnologico – conclude la Presidentebisognerebbe, per questo, pensare a rendere maggiormente fruibile la ricerca anche per le piccole e meno strutturate, offrendo loro strumenti adeguati attraverso un sistema di incentivazione a misura di piccola impresa.

Livello nazionale.

L’offerta di beni e servizi dell’economia circolare ha una specifica rilevanza nell’economia italiana. Nei 24 settori dell’economia circolare in Italia operano 156.561 unità locali danno lavoro a 552.213 addetti che realizzano un fatturato di 65.919 milioni di euro. Con 396.176 addetti le 142.808 micro e piccole imprese rappresentano il 73,4% dell’occupazione e realizzano oltre due terzi (67,6%) del fatturato, pari a 44.562 milioni di euro.

L’economia circolare rappresenta un cluster del sistema imprenditoriale ad alta vocazione artigiana, con il 71,4% delle imprese e il 47,6% dell’occupazione.

L’analisi per settore evidenzia che nei primi 8 comparti si addensa l’84,7% dell’occupazione dell’economia circolare: nel dettaglio si osserva la maggiore presenza di occupati della manutenzione e riparazione di autoveicoli (222 mila e 100 addetti, pari al 40,2%), riparazione e manutenzione di macchinari (57 mila addetti, pari all’11,7%), raccolta di rifiuti non pericolosi (23 mila e 500 pari al 17,1%), recupero e cernita di materiali (22 mila e 800 addetti pari al 5,3%), commercio, manutenzione e riparazione di motocicli (16 mila e 300 addetti pari al 3,0%) e riparazione e manutenzione di prodotti in metallo (13 mila e 300 addetti, pari al 2,7%), commercio all’ingrosso di rottami e cascami (12 mila e 700 addetti, pari al 2,5%).

L’analisi territoriale.

In chiave regionale l’economia circolare di maggiore dimensione è quella della Lombardia con 95.853 addetti nelle imprese di riciclo, riparazione e riuso, seguita dal Lazio con 51.394 addetti, Veneto con 50.065 addetti, Emilia-Romagna con 47.464 addetti, Campania con 43.993 addetti, Piemonte con 43.312 addetti e Toscana con 40.801 addetti.

L’economia circolare ha un peso più elevato sull’economia del territorio in Sicilia dove gli occupati dei settori di riciclo, riparazione e riuso sono il 4,6% del totale degli addetti delle imprese della regione; seguono, con valori superiori alla media, Calabria e Sardegna con 4,1%, Umbria, Puglia e Basilicata con 3,9%, Campania con 3,8%, Liguria con 3,6%, Friuli-Venezia Giulia con 3,5%, Molise e Toscana con 3,4% e Abruzzo con 3,3%.