Gli effetti delle varie ondate del Covid, i conseguenti lockdown, la fortissima limitazione alla circolazione, l’annullamento delle iniziative, l’incremento dello smartworking e la crisi che ha svuotato le tasche dei sardi, stanno pesando anche sulle spalle degli autoriparatori della Sardegna.
E i dati, rilevati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, sono eloquenti: tra il secondo trimestre 2019 e l’uguale periodo del 2020, hanno chiuso definitivamente 67 aziende artigiane di manutenzione e riparazione di autoveicoli, equivalente a un calo del 2,8% sull’intero sistema delle micro e piccole imprese isolane della filiera della cura auto. Un dato, quest’ultimo, che pone l’Isola al penultimo posto in Italia, preceduta solo dalla Valle d’Aosta dove il calo è stato del 4,1%, contro una media nazionale del -1,3%.
Analizzando poi il fatturato di queste imprese, Confartigianato ha rilevato un crollo senza precedenti. Nel secondo trimestre 2020 (aprile-giugno 2020) l’indice è diminuito del 21,0% rispetto al periodo precedente. Analizzando poi i primi 6 mesi 2020 (gennaio-giugno), il calo registrato è stato del 16,9%. Tutto ciò, in termini tendenziali annuali, equivale al un calo del -26,2% flessione mai registrata dal 2001. A livello nazionale, solo per i primi 6 mesi del 2020, si sono stimati minori ricavi per 1,3 miliardi di euro.
La filiera dell’auto in Sardegna, composta da produzione, servizi e commercio, comprensiva della fabbricazione di carrozzerie, produzione parti e accessori, del commercio, manutenzione e riparazione di autoveicoli, conta 3.009 imprese di cui 2.408 artigiane. L’autoriparazione sarda, in ogni caso, si conferma un settore importante, oltre che per l’economia, soprattutto per i posti di lavoro: gli addetti totali sono 8.845 di cui 4.980 artigiani.
“In Sardegna a pesare sul calo del numero delle attività e del giro d’affari – commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – è sicuramente il fatto che, in queste continue fasi dell’emergenza Coronavirus, gli autoriparatori si sono trovati alle prese con una drastica diminuzione della quantità di interventi d’officina a causa delle stringenti restrizioni alla circolazione”. “Se questa situazione da un lato ha consentito una riduzione delle immissioni in atmosfera – continuano Matzutzi e Serra – i divieti di spostamento, le limitazioni alla mobilità e il lavoro da casa hanno fatto calare repentinamente la necessità di interventi di manutenzione e riparazione del parco veicolare e conseguente il lavoro per le autofficine che si era ripreso dopo la crisi di 10 anni prima e che reggeva grazie alla professionalità e al rapporto consolidato con i clienti”. “Un calo logico visto che meno si usano le vetture meno le stesse si usurano, ma tutto ciò ha causato un pesantissimo contraccolpo economico – proseguono Presidente e Segretario – tracollo che coinvolge la maggior parte delle officine e degli addetti tra meccanici, meccatronici e gommisti”.
Confartigianato Sardegna, in ogni caso, ricorda come durante il primo lockdown la maggior parte delle imprese di autoriparazione sia rimasta aperta per garantire il servizio agli operatori dei settori essenziali ma con incassi per pagare bollette, personale e il resto dei costi praticamente azzerati. Inoltre, sottolinea l’Organizzazione Artigiana, come la categoria stia pagando anche il congelamento delle manutenzioni dovuto alle proroghe della scadenza delle revisioni che si sono succedute per tutto 2020, creando un generale calo della sicurezza e piena efficienza del parco circolante.
“A settembre, prima della “seconda ondata” – denunciano Matzutzi e Serra – le nostre imprese erano ancora fiduciose di contenere le perdite ma quello che è successo dopo ha fatto precipitare ulteriormente la situazione e davanti a questo saldo gestionale negativo, che ormai si protrae da un anno, dobbiamo dire che i ristori messi a disposizione dal precedente Governo, non sono stati di certo adeguati”.
Per far fronte a questa situazione Confartigianato, a livello nazionale ha avviato un confronto con il Ministero dei Trasporti su alcune proposte che rappresentano un aiuto al miglioramento dell’impatto ambientale delle auto, un incentivo per gli automobilisti e un importante aiuto per la categoria.
“Tra queste – ricordano Matzutzi e Serra – la defiscalizzazione degli interventi di manutenzione e riparazione dei veicoli in circolazione attraverso una riduzione dell’Iva sui lavori e la detraibilità per il cittadino delle spese sostenute, replicando quanto già in essere per i lavori in edilizia dove le migliorie godono di molti incentivi statali”. “Non dimentichiamoci che, in ogni caso – rimarcano – la vera differenza, la farà la capacità di crescita di ogni singola impresa di elevare la conoscenza dei propri operatori, sviluppando il più possibile la formazione come leva per tutelare servizi e lavoro, attraverso l’apprendimento di nuove tecnologie”.
Proprio sulla professionalità degli addetti del comparto, il crescente utilizzo delle tecnologie digitali profila una domanda di lavoro sempre più caratterizzata da una maggiore diffusione di competenze digitali.
A livello nazionale, i dati Unioncamere-ANPAL, Sistema Informativo Excelsior mostrano che nel 2019 le imprese ricercavano oltre 24 mila meccanici artigianali, riparatori di automobili. Al 60% di questi erano richieste competenze digitali, come l’uso di tecnologie internet, e la capacità di gestire e produrre strumenti di comunicazione visiva e multimediale; al 46,3% erano richiesta capacità di utilizzare linguaggi matematici e informatici per organizzare e valutare informazioni qualitative e quantitative; e al 39,6% era richiesta la capacità di gestire soluzioni innovative nell’ambito di ‘impresa 4.0’, applicando tecnologie robotiche, big data analytics e internet delle cose ai processi aziendali. Nel tempo si osserva un incremento della quota di imprese alla ricerca di meccanici e riparatori di automobili dotati di competenze di alto livello per l’utilizzo di tecnologie 4.0 e di linguaggi matematici ed informatici.
“Al Ministero, inoltre – concludono Presidente e Segretario – abbiamo inoltre proposto di riattivare i contributi per chi decide di convertire l’auto a metano o a gpl. Non tutte le famiglie hanno la disponibilità di acquistare nuove vetture ecologiche. Con le nostre richieste si contribuirebbe al miglioramento dell’impatto ambientale del parco circolante con interventi economici che sfruttano l’eccellenza nel mondo del know how italiano nelle motorizzazioni a gas”.