A Oristano le competenze digitali creano posti di lavoro e incrementano l’economia. Soprattutto se le figure professionali hanno adeguate competenze formative e soddisfano le necessità di un mondo produttivo sempre più tecnologicamente all’avanguardia.
Ed è proprio per soddisfare le necessità di un sistema imprenditoriale, provinciale e del resto della Sardegna, sempre più improntato alla crescita, che 12 giovani donne, e un uomo, di Oristano, hanno affrontato un percorso formativo sulla gestione delle operazioni contabili e del processo di fatturazione, nonché della gestione elettronica e informatica della documentazione, il cui dossier finale è stato presentato ieri pomeriggio in modalità webinar.
Organizzato da Artigian Service, l’Ente di formazione di Confartigianato Oristano, attraverso il bando Pro.pil.e.i., finanziato da Unione Europea, Regione Sardegna tramite il POR 2014-2020, il corso “Procedure informatiche di fatturazione e approccio al mondo del lavoro”, è stato progettato con l’obiettivo di aumentare l’occupazione giovanile, passando attraverso un incremento delle probabilità e delle potenzialità occupazionali dei partecipanti e della popolazione target.
Appositamente “disegnato” per diminuire il gap tra le competenze possedute dai partecipanti e quelle richieste dalle organizzazioni, dalle aziende e dai professionisti, ha voluto offrire una formazione “sostenibile”, compatibile con le richieste attuali e con quelle che vanno affacciandosi sul mercato, spendibile in un ampio numero di contesti, e fornire strumenti per relazionarsi nel modo migliore alla ricerca del lavoro, spendibili anche in possibili percorsi di sviluppo di auto-impresa.
Dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sull’occupazione degli Under 30 in provincia di Oristano, emerge come i NEET, giovani che non studiano e non lavorano, tra il 2009 e il 2019 siano aumentati dell’7,1%, passando dal 23,2% al 30,3%, con un gap rispetto alla media italiana del +8,1%. Preoccupante anche il tasso di mancata partecipazione al lavoro giovanile, passato dal 42,4% del 2009 al 50,5% del 2019, con un incremento dell’8,1% e un gap con la media nazionale del 28,3%.
Nell’arco temporale 2009-2020, si è aggravata anche la situazione dei disoccupati e degli inattivi, vero indicatore della sfiducia dei giovani nel cercare una occupazione. Nel primo caso la disoccupazione nel 2009 era al 31,1% contro il 28,6% del 2020, con un calo del 2,5%. L’inattività, invece, è passata dal 55,4% arrivando al 63,5%, con un salto in avanti dell’8,1%.
“Sempre più ci rendiamo conto di quanto le competenze digitali la nuova conoscenza digitale siano essenziali per permettere alle imprese, anche quelle storiche, di affrontare la quarta rivoluzione industriale – commenta Marco Franceschi, Segretario di Confartigianato Oristano – per questo occorre continuare a percorrere questa nuova fase di formazione digitale dei dipendenti e cogliere appieno i vantaggi delle enormi trasformazioni in corso”.
“In questo campo ci sono ancora tante opportunità di lavoro e di crescita – fa eco Nelina Marcello, Direttrice di Artigian Service Formazione – ricordiamo solo che, in Italia, quasi un’impresa su tre ha realizzato o ha in programma di realizzare corsi di formazione 4.0 per il proprio personale. Ma ancora il 64% degli imprenditori non ha valutato la possibilità di avviare attività formative per favorire la digital transformation”. “Inoltre – prosegue la Direttrice – secondo i dati delle Camere di Commercio, ancora solo 1 impresa su 10 ha realizzato corsi di formazione sulle tematiche 4.0, mentre il 25% pensa di farlo nei prossimi 12 mesi. Si tratta generalmente di imprese che hanno un buon livello di maturità digitale, avendo già proceduto a digitalizzare una buona parte dei processi. E, probabilmente, proprio per questo, puntano ad elevare le competenze del proprio personale, per “maneggiare” con maggiore dimestichezza le tecnologie abilitanti”.
“Tra l’altro lo scoppio della pandemia da Covid-19 ha impresso alla digitalizzazione dei processi un’accelerazione senza precedenti – conclude la Marcello – volenti o nolenti, gli italiani si sono ritrovati a usare piattaforme tecnologiche per le conversazioni, il lavoro e la didattica a distanza, a ordinare i pasti o la spesa online, a fare acquisti su piattaforme di e-commerce. Improvvisamente le competenze digitali, perlomeno quelle di base, sono diventate un requisito indispensabile”.
Secondo Unioncamere, 9 lavori su 10 richiedono competenze digitali ma recenti dati, raccontano di un’Italia in posizione arretrata in Europa per quanto riguarda le competenze digitali: quint’ultima nella classifica delle competenze digitali nell’ambito del nostro continente, con oltre il 50% della popolazione attiva che ne è privo. Un fenomeno ancora più preoccupante se si tiene conto che, a causa della pandemia, l’uso di strumenti digitali è richiesto per oltre il 90% dei posti di lavoro. Quindi, per lavorare nelle imprese in Italia le competenze digitali sono richieste per 7 assunti su 10, pari a 3,2 milioni di lavoratori. Eppure il 28,9% di questi profili, ovvero circa 940mila posizioni lavorative, è difficile da reperire per inadeguatezza o ridotto numero di candidati. Il risultato è spesso una carenza di competenze digitali per le piccole e medie imprese.