L’allarme siccità comincia a preoccupare le imprese e i cittadini della Sardegna e a creare i primi problemi a territori e comunità con restrizioni e razionamenti. La prolungata assenza di piogge, le alte temperature che si protraggono ormai da più di 8 mesi, e, in generale, i cambiamenti climatici, inquietano anche gli artigiani sardi.

Il forte impatto del climate change già da parecchi anni sta creando seri problemi a tutto il nostro territorio e alle imprese, e sempre più ne potrà crearne in futuro se non continuiamo la ciclopica opera di ammodernamento delle infrastrutture idriche, che dovrà andare di pari passo sia con la corretta gestione dell’acqua da parte di tutti, sia con la tutela dell’ambiente. E’ uno sforzo che dobbiamo compiere insieme: Istituzioni, aziende e cittadini”.

E’ questo il pensiero di Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, sulla siccità che ha già costretto molte amministrazioni comunali a interrompere le erogazioni idriche.

Proprio la scarsità d’acqua potrebbe influenzare l’attività di oltre 6mila imprese, con più di 20mila lavoratori, e di gran parte del sistema produttivo regionale.

L’analisi è stata realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulle “Imprese idro-esigenti dell’Isola”, che ha preso in esame il perimetro delle attività manifatturiere e di quelle dei servizi alla persona, in base all’indicatore Intensità d’uso dell’acqua di ISTAT del 2024, nell’intero territorio sono state rilevate 2.137 aziende, di cui 1.493 artigiane, attive nei 10 settori manifatturieri “water intensive” che consumano quasi il 36,3% delle risorse idriche isolane.

I primi 10 con una più elevata intensità di utilizzo dell’acqua sono quello estrattivo con 21,7 litri utilizzati per euro di produzione venduta, seguito dal tessile (20,9 litri per euro), petrolchimica (17,5 litri per euro), farmaceutica (14,1 litri per euro), gomma e materie plastiche (12,4 litri per euro), vetro ceramica, cemento, ecc. (11,2 litri per euro) carta (10,1 litri per euro) e prodotti in metallo (7,4 litri per euro). In queste operano 11.904 addetti, di cui 3.998 artigiani.

A queste attività vanno aggiunti i servizi alla persona (lavanderie, acconciatori, estetisti etc) che di fatto consumano per uso imprenditoriale acqua in quantità superiore ad una famiglia. In questo perimetro operano altre 4mila imprese con 8.500 addetti.

Il tutto, per questo, coinvolge complessivamente, oltre 6mila attività produttive per oltre 20mila dipendenti. La siccità in corso, ha influito anche sulla regolarità della fornitura idrica nella maggior parte delle zone turistiche dell’Isola.

E’ il momento giusto per riflettere sulle azioni da compiere – continua Meloni – e per continuare a programmare e progettare per non farci trovare impreparati anche nel futuro di fronte al sempre più probabile perdurare di assenza di precipitazioni”. Ciò significa anche continuare a utilizzare le risorse europee – prosegue – perché emergenze come queste, purtroppo, saranno sempre più frequenti, e dobbiamo fare di tutto affinché territori, imprese e cittadini non vadano in difficoltà perché viene a mancare il bene materiale più prezioso: l’acqua”.

A preoccupare attività produttive e cittadini, c’è anche l’immenso flusso d’acqua che viene perso ogni giorno attraverso condutture “colabrodo”, nonostante i grandi passi in avanti fatti negli ultimi 20 anni.

Sempre secondo l’analisi di Confartigianato, la Sardegna è al quarto posto tra le regioni più “sprecone d’acqua”: Nell’Isola, ogni giorno, vengono immessi nelle reti 129 milioni di metri cubi di acqua (circa 424 a testa) e, pro capite, se ne perdono 224, equivalente al 52,8%, contro una media nazionale del 42,4%.

La regione più sprecona è la Basilicata con il 65,5% di perdite, seguita dall’Abruzzo con il 62,5%. Quella più virtuosa è l’Emilia Romagna con solo il 29,7% di acqua che si perde.

Tra i capoluoghi sardi il più sprecone è Sassari con il 63,4% delle perdite (11esimo nazionale), seguito da Oristano con il 60,4% (14esimo), da Nuoro con il 55,1% (19esimo) e Cagliari con il 53,5% (25esimo). La città sarda più virtuosa è Carbonia con solo il 21,7% degli sprechi (90esima su 109).

Noi piccoli imprenditori siamo fortemente interessati al tema della corretta gestione idrica – continua il Presidente di Confartigianato Sardegnadato che, per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’acqua utilizzata nei processi produttivi, le imprese con meno di cinque addetti utilizzano nella maggior parte dei casi acqua della rete pubblica per uso civile mentre le imprese medie e grandi si servono di specifici sistemi di auto approvvigionamento o utilizzano acqua che proviene da infrastrutture a servizio di nuclei e aree industriali”. “Per questo insistiamo – conclude Melonisulla necessità di investimenti per ridurre la dispersione della risorsa idrica a causa delle cattive condizioni delle infrastrutture. In Sardegna, come è noto, quasi il 50% dell’acqua immessa nella rete (dato Istat 2020) pari a oltre 25 milioni di metri cubi, non arriva nei rubinetti dei sardi”.

L’acqua è una risorsa strategica sempre più cruciale nell’attuale scenario dei cambiamenti climatici. La crescente frequenza e intensità dei fenomeni di siccità mette a rischio non solo l’approvvigionamento idrico per usi civili, agricoli e delle imprese, ma anche la produzione di energia idroelettrica, che rappresenta una quota fondamentale del mix energetico nazionale e una leva per la transizione green. La gestione sostenibile delle risorse idriche diventa quindi un fattore determinante per la sicurezza energetica, la competitività delle imprese e la resilienza dei territori.

Secondo il bilancio mensile di Terna, la produzione idroelettrica, concentrata al Nord, nei primi sette mesi del 2025 scende del 22,1% su base annua a fronte del +59,1% registrato nello stesso periodo del 2024. I livelli di produzione rimangono comunque superiori a quelli registrati nel 2022, anno di una severa crisi idrica, e nel 2023.