Poco più del 60% delle famiglie sarde e solo il 36% delle piccole e medie imprese isolane ha accesso alla Banda Ultra Larga. Nella classifica nazionale, nel primo caso l’Isola si piazza al quint’ultimo posto mentre nel secondo al quart’ultimo. E tra le piccole attività raggiunte dall’alta velocità digitale, ben il 18% ha un accesso alla rete con velocità inferiore a 30mbit/s.
Sono questi i dati che emergono dallo studio effettuato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha analizzato il Rapporto AGCOM di marzo 2025 sulle persone e sulle aziende raggiunte dalla FTTH, la copertura Fiber To The Home. L’analisi evidenzia una distribuzione della fibra a macchia di leopardo, con alcune regioni che garantiscono una copertura capillare e altre in forte ritardo. Solo 7 regioni su 20 offrono una rete FTTH diffusa, mentre nelle restanti 13 regioni oltre la metà delle imprese non può contare su una connessione superiore a 30 Mbit/s, soglia considerata il minimo indispensabile per un uso efficiente dei servizi digitali.
“La Banda Larga è una opportunità di crescita economica, sociale e culturale per i sardi e per le imprese – afferma Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – alla continuazione dei lavori per la sua estensione, e soprattutto dal suo completamento, passerà lo sviluppo dei prossimi decenni della Sardegna”. “Come ben sappiamo la Regione Sarda ha investito notevoli risorse per la completa copertura del territorio tramite la BUL – aggiunge Meloni – ma l’operazione, cominciata anni fa con l’apertura del primo cantiere, non è terminata, e nel tempo sono emersi nuovi e urgenti bisogni da soddisfare con azioni altrettanto urgenti.
Per ciò che riguarda le famiglie, la classifica nazionale è aperta dal Molise con l’85% dei nuclei raggiunto dalla FTTH, seguito dalla Sicilia con l’82,1% e il Lazio con il 76,4%. L’ultimo posto è per la Valle d’Aosta con il 57,8%, contro una media nazionale del 70,8%.
Tra le attività produttive piccole e medie, la classifica è aperta dalla Lombardia con il 61%, seguita dal Molise con il 60% e dal Lazio con il 59%. Come detto la Sardegna è al 17esimo posto (quart’ultimo) mentre l’ultimo posto è della Basilicata con il 29% contro una media nazionale del 49%.
Per ciò che riguarda la connessione per uso domestico, Cagliari, con l’87,5% di famiglie raggiunte dall’FTTH, è la quinta provincia in Italia maggiormente raggiunta dalla rete ad alta velocità. In testa Trieste con il 91,5%, Palermo con il 91,1% e Bari con il 90,6%. Al contrario, quart’ultimo posto per Oristano con il 43,8% e poco prima il Sud Sardegna con il 49,5 e Nuoro con il 56,3%. Posizione mediana per Sassari e Gallura con il 60,1%,
“La mancanza di una connessione veloce penalizza gravemente la competitività delle imprese sarde – prosegue il Presidente di Confartigianato Sardegna – in un contesto sempre più orientato alla digitalizzazione dei processi produttivi, le PMI senza un’infrastruttura adeguata rischiano di restare indietro, compromettendo la loro efficienza operativa e la capacità di competere su scala globale”.
Per Confartigianato, in un momento come questo, dove la competitività delle imprese passa anche dalla possibilità di accedere a velocità di connessione adeguate, occorre completare la realizzazione delle infrastrutture, far passare la fibra e “accenderla”, per renderla effettivamente fruibile alle imprese. Il suo completamento, ma già la semplice prosecuzione dei lavori, potrebbe mettere tutta una serie di soggetti nella condizione di operare al meglio; scuole, aziende e microimprese, ospedali e strutture sanitarie di base, associazioni di volontariato ma anche studenti, anziani e persone necessitanti di telemedicina senza dimenticare gli Enti Locali con le loro ramificazioni o uffici periferici, o la Pubblica Amministrazione che potrebbe potenziare, e migliorare, la fruizione dello smart working.
“Un accesso limitato alla banda ultralarga – conclude Meloni – significa minore automazione, difficoltà nell’integrazione con piattaforme cloud, ostacoli nella gestione da remoto e ridotta capacità di sfruttare strumenti come big data, intelligenza artificiale e cybersecurity avanzata. Inoltre, molte aziende si trovano impossibilitate a sfruttare appieno le potenzialità offerte dai fondi europei e dagli incentivi governativi per la digitalizzazione, poiché l’assenza di un’infrastruttura adeguata limita l’adozione delle nuove tecnologie”.