Continua il momento positivo della gioielleria made in Sardegna all’estero. Infatti, l’export delle lavorazioni made in Sardegna cresce e si rafforza e punta sui mercati asiatici come quelli di Hong Kong.

Secondo le ultime rilevazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, se lo scorso anno le esportazioni gioielli, pietre dure, bigiotterie e articoli connessi lavorati e prodotti nell’Isola ha toccato gli 840mila euro, quest’anno il comparto sardo dovrebbe chiudere il bilancio estero con ordini per una cifra ben superiore al milione di euro. Guardando i dati storici, si è passati dai 66mila euro di export nel 2014, passando per il boom dei 4milioni e 500mila nel 2017, per arrivare alla cifra attuale di 850mila. L’Associazione Artigiana precisa come l’incremento fatturato estero vada letto ovviamente tenendo conto dei forti rincari nelle materie prime e negli energetici, i due fattori che più hanno compresso i margini aziendali.

Per supportare le realtà sarde nella ricerca di nuovi orizzonti commerciali e offrire alle aziende isolane la possibilità di promuovere l’immagine del gioiello sardo e italiano sui mercati asiatici, l’Assessorato Regionale dell’Industria, in collaborazione con Confartigianato Imprese Sardegna, ICE Agenzia e altre Associazioni di Categoria, sta organizzando una missione a Hong Kong dal 29 febbraio al 4 marzo 2024, per partecipare all’Hong Kong International Jewellery Show 2024.

Le imprese sarde che intendono partecipare all’iniziativa, ovvero quelle regolarmente iscritte alle Camere di Commercio, aventi almeno un’unità produttiva nel territorio isolano, possono usufruire di cinque voucher a fondo perduto dell’importo massimo pari a 5mila euro ciascuno, messi a disposizione dalla Regione Sardegna come contributo a fondo perduto diretto e indiretto per le spese sostenute.

Il settore orafo argentiero gioielliero sardo, e quindi italiano – commentano Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, e Daniele Serra, Segretario Regionaleè uno dei comparti manifatturieri di punta del Made in Italy, nonché tra i più export-oriented, con una propensione pari ad oltre l’85% del fatturato. Per questo invitiamo le imprese a partecipare a questo bando prezioso e importante per la crescita delle realtà imprenditoriali”.

Le domande di contributo possono essere inviate alla Regione entro il 9 ottobre 2023, seguendo le indicazioni contenute nel relativo Avviso pubblicato sul sito internet dell’Amministrazione regionale.

Hong Kong è una delle economie più evolute al mondo e occupa tradizionalmente le prime posizioni a livello globale in termini di competitività, costituendo la principale piattaforma operativa per le aziende italiane che operano in Asia. Nel 2022, il valore totale delle importazioni di gioielli a Hong Kong da tutto il mondo è stato di circa USD 83,5 miliardi, registrando un incremento di circa 10,5% rispetto ai dati del 2021. L’Italia, con un valore di circa 1 miliardo di dollari nel 2022, è stato il 18° fornitore di Hong Kong. L’iniziativa mira prioritariamente a tornare a promuovere sui mercati asiatici, l’immagine del gioiello italiano, emblema di creatività, spirito estetico e innovazione tecnologica, dopo il periodo di fermo dovuto alla pandemia. Negli anni, la partecipazione collettiva ICE ha registrato la presenza di numerose aziende italiane, in rappresentanza dei principali distretti orafi di Vicenza, Arezzo, Valenza e Torre del Greco. La fiera è dedicata al prodotto finito e pertanto la partecipazione è rivolta esclusivamente alle aziende produttrici. Non sono ammessi semilavorati.

In Sardegna sono 307 le imprese orafe che si occupano di fabbricazione di gioielli, di cui 272 artigiane: queste ultime erano 315 nel 2018. L’incidenza dell’artigianato nel settore è dell’88.6%, con una dimensione media di 1,6 addetti per impresa mentre le imprese con dipendenti sono il 20,7%. La forma giuridica prevalente (per l’83%) è quella di un imprenditore individuale, libero professionista e lavoratore autonomo.

A fronte dei cambiamenti nella situazione economica interna e internazionale degli ultimi anni, del rallentamento dei consumi e dei cambiamenti negli acquisti – continua la Presidente Laii fattori che hanno contribuito alla tenuta di questo settore in Italia sono gli stessi che continuano a rappresentare un’opportunità per le ditte nazionali: l’abilità degli artigiani, l’accuratezza della lavorazione, l’originalità del manufatto che personalizza l’estetica senza snaturarne gli elementi formali, le proporzioni, i cromatismi che appartengono al gusto dominante; e ancora, lo stile, la qualità, la tecnica”.

Le imprese sarde innovano continuamente la gamma dei loro prodotti, privilegiando i segmenti di produzione a più alto valore aggiunto – conclude il Segretario Serra essi e con un forte contenuto creativo e di moda, e spingendo verso un continuo aggiornamento tecnologico contribuiscono, così, a determinare l’identità del prodotto “made in Sardegna””.

A livello nazionale, il settore della gioielleria nel 2022 ha fatturato 10,87 miliardi di euro (+20,8%), trainato da un export pari a 9,8 miliardi di euro, in aumento del 22,1% sul 2021 e a +40,6% sul 2019.

Tra i principali bacini di sbocco delle produzioni italiane ci sono Stati Uniti, Svizzera, Emirati Arabi e Hong Kong. Quanto alle tipologie, bene la gioielleria da indosso (+21,7% in valore nel complesso sul 2021), come pure la bigiotteria (+34,3%), i lavori in perle e pietre preziose (+72,9%) e i cinturini in metalli preziosi (+25,1%). Frena invece l’oreficeria da arredo (-4,4 per cento).

Spinto dall’export, il saldo commerciale settoriale è salito nei primi 11 mesi 2022 a 7,07 miliardi di euro, in aumento del +25,9% sull’analogo periodo dell’anno precedente.

Gli eccellenti dati di andamento sono però a rischio per l’incapacità delle oltre 7.100 imprese del settore di far fronte alle richieste dei mercati a causa dell’impossibilità di reperire manodopera specializzata.

Il settore oggi occupa 30.619 persone (58% donne). Le indagini congiunturali su un campione di aziende indicano il persistere di un sentiment positivo per il primo semestre 2023 sia, appunto, per il fatturato che per gli occupati in quanto il 36% delle aziende punta a incrementare il numero dei dipendenti. Le esigenze di nuovi occupati (e di occupati per ricambio generazionale) nelle aziende, nei prossimi cinque anni, si possono stimare ad una percentuale che si avvicina all’8-10% del totale della forza lavoro attuale (si cercano quindi circa tremila nuovi professionisti).