Calano gli investimenti green da parte delle imprese sarde.
A lanciare l’allarme è Confartigianato Imprese Sardegna a Chia (Cagliari) durante i lavori della 21° edizione dell’annuale convention ‘Energies and Transition Confartigianato High School’, organizzata da Confartigianato in collaborazione con i suoi Consorzi energia: Caem, CEnPI, Multienergia.
La tendenza è contenuta in un rapporto, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato su dati UnionCamere ed Excelsior, presentato questa mattina che rileva una flessione dal 25,2% nel 2023 al 21,4% nel 2024, facendo quindi segnare una flessione del 4,1%, analisi che ha rilevato anche un “green tax spread”, la tassazione ambientale sui cittadini e imprenditori italiani, che pesa 11,1 miliardi di euro in più rispetto alla media dell’Unione Europea, pari a 188 euro pro capite di maggiori costi.
“Un’opportunità non colta che richiede ora un deciso cambio di rotta nelle politiche pubbliche a sostegno della transizione ecologica – commenta Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – il riordino degli incentivi previsto con la prossima legge di bilancio nazionale dovrà rappresentare un momento di svolta: occorrerà recuperare le risorse rimaste inutilizzate e indirizzarle verso un modello capace di sostenere in particolare le piccole imprese che scelgono di investire nella sostenibilità”.
A livello nazionale la flessione rilevata è dello 0,5% data dal 25,2% del 2023 confrontata con il 24,7% nel 2024 mentre a livello territoriale, la propensione delle imprese ad investimenti green vede una situazione in chiaroscuro.
La Basilicata, con il 27% delle imprese impegnate in investimenti green, guida la classifica regionale, seguita da Molise (26,8%), Sicilia (26,4%), Trentino-Alto Adige (26,2%) ed Emilia-Romagna (25,9%).
Proprio l’Emilia-Romagna registra l’incremento più netto rispetto all’anno precedente delle imprese che investono nel green, con un balzo in avanti di 1,6 punti percentuali, seguita da Piemonte (+1,2), Campania (+1,0), Valle d’Aosta (+0,8), Lazio e Umbria (entrambe +0,7) e Abruzzo (+0,3). Si tratta di segnali incoraggianti in un contesto generale di rallentamento, che testimoniano come alcune realtà territoriali stiano cercando di mantenere la rotta, puntando su un modello produttivo più sostenibile.
Di segno opposto, invece, i dati di regioni come la Basilicata, che pur mantenendo la prima posizione assoluta, ha visto un calo marcato di 8,6 punti percentuali rispetto al 2023, seguita dalla Calabria (-4,6), Sardegna (-4,1), Trentino-Alto Adige (-3,3), Marche (-2,9) e Puglia (-2,0). Si riduce anche l’incidenza degli investimenti delle imprese in Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Sicilia.
A frenare gli investimenti green delle aziende sono gli elevati oneri finanziari imposti dalla stretta monetaria e la scarsa efficacia del piano “Transizione 5.0”: al 15 settembre 2025 risultano inutilizzati ben 4,2 miliardi di euro, pari al 68,1% delle risorse disponibili.
Per ciò che riguarda il “green tax spread“, il prelievo fiscale ambientale in Italia ha raggiunto i 54,2 miliardi di euro, pari al 2,5% del PIL, un valore superiore di 0,5 punti alla media europea (2%). E questo, nonostante il nostro impatto ambientale pro capite sia inferiore dell’8,4% rispetto all’UE.
“Questo spread fiscale che penalizza cittadini e imprese – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – è ingiustificato e contraddice il principio europeo ‘chi inquina paga’”.
Il peso della tassazione è concentrato sull’energia, che da sola rappresenta il 78,4% del prelievo ambientale con un valore di 42,5 miliardi di euro. Le voci principali riguardano le accise sui carburanti (che assorbono 25,7 miliardi), le imposte sull’energia elettrica (9,1 miliardi), le imposte sul gas metano (3,5 miliardi).
Il fisco sul settore del trasporto vale 11,1 miliardi di euro, pari al 20,5% delle tasse ambientali. Gli oneri maggiori riguardano le tasse automobilistiche a carico delle famiglie che valgono 5,5 miliardi, le imposte sulle assicurazioni RC auto (2,1 miliardi), il Pubblico Registro Automobilistico (1,8 miliardi), le tasse automobilistiche a carico delle imprese (1,6 miliardi).
A pesare sui conti delle imprese è anche il prelievo su benzina e diesel. L’accisa italiana sul gasolio è la più alta d’Europa: 632 euro ogni 1.000 litri, il 24,9% in più rispetto alla media dell’Eurozona (506 euro). Una tassazione che impatta sui costi di gestione di oltre 4,6 milioni di veicoli industriali al di sotto delle 7,5 tonnellate, pari all’86% del parco circolante. Le conseguenze ricadono direttamente sulle imprese del trasporto di merci e persone.
Per quanto riguarda la benzina, l’accisa italiana è pari a 713 euro ogni 1.000 litri, l’11,6% sopra la media dell’Eurozona, che si attesta a 639 euro. Anche in questo caso, l’Italia figura tra i Paesi con il carico fiscale più elevato, alle spalle solo dei Paesi Bassi e della Finlandia.
Confartigianato per questo sollecita una riforma della fiscalità ambientale che tenga conto dell’efficienza energetica reale e del contributo delle imprese alla transizione ecologica.
Secondo il Presidente Nazionale di Confartigianato Marco Granelli: “Non può esserci sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica. Le micro e piccole imprese italiane, spesso leader nei settori green ed energy saving, devono essere messe in condizione di competere, non penalizzate con un carico fiscale superiore a quello dei concorrenti europei”.
Secondo il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, ‘il decreto energia risposta a spread prezzo con Ue’. “Nel decreto energia che fra qualche giorno andrà in Consiglio dei Ministri c’è una risposta generale che riguarda la differenza tra il
prezzo internazionale e il prezzo italiano, che è superiore. Questo è
un primo intervento, anche se mi rendo conto che non è risolutivo di
nulla. Però ogni goccia serve a riempire il bicchiere”. Lo ha detto
Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza
energetica, a margine della 21ª edizione della convention Energies &
Transition High School, organizzata da Confartigianato in Sardegna.
“Poi serve un percorso che sia compatibile con le condizioni del
nostro Paese, con le condizioni anche del bilancio del nostro Paese e
col fatto che non possiamo di colpo risolvere i problemi di
trent’anni, ma dobbiamo avere la determinazione di farlo”. Ha
continuato il ministro. “Noi stiamo pagando oggi quello che sono state
le scelte degli ultimi 40 anni, l’Italia era molto dipendente perché
ha fatto una scelta di essere molto dipendente dal gas, in particolare
quello russo, e questo ci porta purtroppo oggi a essere uno dei Paesi
più penalizzati, unitamente alla Germania”.
“Questo significa che noi dobbiamo porci in una doppia condizione,
quella della transizione, dove dobbiamo fare interventi diciamo che
hanno natura pluriennale, ma anche di aiuto al sistema sistema
produttivo”, ha aggiunto. “Abbiamo previsto un intervento sull’energia
che riguarda i grandi consumatori di energia elettrica, in particolare
pensando alla manifattura italiana che è la forza di questo Paese,
pertanto come governo dobbiamo fare un intervento che trovi il modo di
accompagnare il nostro sistema verso un futuro che è qualcosa
completamente diverso”.
“Con molta onestà devo dire che con la Sardegna abbiamo chiuso
finalmente un contenzioso che durava da anni rispetto al quadro
energetico e la Sardegna è rimasta l’ultima realtà d’Italia a darsi un
programma. Questo deve portarci nel giro dei prossimi anni a superare
il carbone perché la produzione col carbone oltre ad essere altamente
inquinante è anche una produzione che costa molto di più”. Lo ha
dichiarato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della
Sicurezza energetica, a margine della 21ª edizione della convention
Energies & Transition High School, organizzata da Confartigianato in
Sardegna.
“Non accuso nessuno, ma oggi abbiamo trovato un punto di equilibrio
con l’attuale governo regionale che prevede due rigassificatori, uno a
Porto Torre e uno a Oristano, e che prevede una pipeline di
collegamento da quello di Oristano verso sud” ha continuato il
ministro, che poi ha affrontato il tema delle pale eoliche in
Sardegna. “Voglio dire che ci vuole equilibrio sulle cose, e che le
esagerazioni da una parte dall’altra non vanno bene. Io credo che le
istanze di eolico in Sardegna sono dovute a una totale
liberalizzazione che è avvenuta in passato e che cerchiamo di mettere
argine con da un lato le aree idonee e dall’altro anche alcuni
meccanismi che riguardano la rete”.
“Sull’idrogeno stiamo lavorando molto, stiamo lavorando a livello
internazionale, sto lavorando con i Paesi del Nord Africa come grande
luogo di produzione. L’idrogeno è l’elemento più diffuso al mondo,
però deve maturare, deve diventare competitivo e quindi si tratta di
andare a prevedere tra quanti anni lo sarà, perché attualmente i
prezzi al chilo dell’idrogeno sono ancora molto alti”. Lo ha detto
Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza
energetica, a margine della 21ª edizione della convention Energies &
Transition High School, organizzata da Confartigianato in Sardegna,
rispondendo a una domanda sul peso che potrà avere l’idrogeno nel mix
energetico in Italia.
“Tutto ciò non rende competitivo e il nostro sistema produttivo è un
sistema che ha bisogno di competitività, perché oltre che sulla
qualità che contraddistingue la nostra manifattura dobbiamo essere
competitivi anche sul prezzo certamente”.
“L’impianto a idrogeno che Italgas sta inaugurando proprio qui in
Sardegna conta tantissimo. È un’iniziativa privata il motore, ma noi
possiamo accompagnarla laddove è possibile anche sostenere questa
evoluzione che stiamo vivendo, con la velocità del cambiamento delle
tecnologie, e su questo che noi dobbiamo scommettere”. Lo ha detto
Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza
energetica, a margine della 21ª edizione della convention Energies &
Transition High School, organizzata da Confartigianato in Sardegna.
“Noi dobbiamo scommettere come Paese per essere i primi al mondo,
perché noi non siamo un Paese che ha enormi giacimenti, quindi come
hanno fatto i nostri nonni e i nostri padri dobbiamo usare il cervello
e le braccia, facendo il prodotto migliore. Perché non può competere
sul prezzo rispetto all’Asia, ma può competere sulla qualità e
dobbiamo mantenerci a quel livello” ha concluso il ministro.