In Sardegna sono più di 300mila i sistemi di riscaldamento, come caldaie domestiche e piccoli impianti termici, presenti negli immobili, che rischiano di non venir più ispezionati fisicamente dagli enti pubblici, attraverso verifiche in presenza svolte da tecnici qualificati e specializzati.

E’ l’allarme che lanciano gli impiantisti di Confartigianato Imprese Sardegna, per la bozza del Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che, per tutti gli impianti termici di potenza inferiore ai 35kw di potenza, prevede l’eliminazione dei controlli “in situ”, trasformandoli in controlli documentali a distanza. Tale proposta comprometterebbe la sicurezza e l’incolumità di decine di migliaia di cittadini sardi e milioni di cittadini italiani, senza contare i danni per l’ambiente.

Secondo gli impiantisti dell’Associazione Artigiana le caldaie domestiche e i piccoli impianti termici, infatti, costituiscono una parte significativa del parco impiantistico nazionale. La loro corretta manutenzione riduce il rischio di incidenti, di intossicazioni da monossido di carbonio e di malfunzionamenti; garantisce un funzionamento efficiente, con minori consumi energetici e maggiore economicità di gestione; contribuisce concretamente alla riduzione delle emissioni inquinanti, in particolare delle polveri sottili PM10, che continuano purtroppo a rappresentare una delle principali criticità ambientali e sanitarie nel nostro Paese.

I controlli e la manutenzione delle caldaie domestiche effettuati da tecnici altamente specializzati, sono essenziali per la sicurezza e la tutela della salute delle persone e della qualità dell’aria – commenta Giuseppe Tatti, impiantista e dirigente regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – negli ultimi anni, infatti, le caldaie domestiche sotto i 35 kW sono diventate sempre più semplici da acquistare e installare. Oggi si trovano anche online o nella grande distribuzione e vengono spesso percepite come un normale elettrodomestico, al pari di una lavatrice. Ma una caldaia non è un elettrodomestico”. “Una caldaia è collegata a gas, GPL o gasolio, produce combustione e fumi, ed è installata all’interno delle abitazioni. I rischi che comporta sono ben diversi: fughe di gas, intossicazioni da monossido di carbonio, inquinamento dell’aria, sprechi energetici e, nei casi peggiori, incidenti gravi – continua Tattiproprio perché questi impianti sono milioni e diffusi nelle case di tutti, i controlli in presenza svolgono un ruolo fondamentale. Non servono solo a verificare i documenti, ma a controllare che ciò che è scritto corrisponda davvero alla realtà dell’impianto. Togliere o ridurre le verifiche sul posto significa affidarsi solo alla “buona fede”, senza più un controllo terzo e indipendente”.

In Italia i numeri degli incidenti parlano chiaro: tra il 2019 e il 2023, secondo i dati del Comitato Italiano Gas, quelli legati al malfunzionamento degli impianti a gas domestici sono stati 1.119, con 128 morti e 1.784 feriti. Dietro questi dati ci sono storie di famiglie coinvolte in incidenti domestici causati da malfunzionamenti degli impianti termici come esplosioni o intossicazioni da monossido di carbonio.

Quando manca il controllo in presenza, l’unica verifica reale arriva dopo, in caso di incidente, attraverso assicurazioni, periti e tribunali. Ma a quel punto il danno è già avvenuto e il controllo non tutela più né le persone né le famiglie – sottolinea il Dirigente impiantista è un po’ come decidere di non controllare più di persona le auto private, basandosi solo su autocertificazioni, e verificare sul campo solo camion e autobus. Il risultato non sarebbe maggiore sicurezza, ma più irregolarità e più rischi per tutti”.

Per questo, a livello nazionale Confartigianato Impianti ha scritto al Ministero dell’Ambiente ricordando che ogni eventuale revisione normativa deve prevedere la consultazione preventiva delle Organizzazioni di Categoria; coinvolgere il Ministero per le Imprese e per il Made in Italy, cui compete la regolazione e la sorveglianza sulle imprese impiantistiche; garantire controlli effettivi e verificabili sugli impianti, evitando che essi si riducano a mere verifiche documentali; valorizzare il ruolo dei responsabili tecnici abilitati; coniugare semplificazione amministrativa, sicurezza di persone e beni e tutela ambientale.

Ridurre i controlli sulle caldaie più piccole non è una semplificazione: è uno spostamento dei rischi sui cittadini e sulle famiglie, soprattutto nei contesti urbani più popolati – conclude Tatti come rappresentanti delle imprese impiantistiche artigiane, riteniamo che la sicurezza delle persone, la qualità dell’aria e il corretto uso dell’energia non possano essere affidati solo ai documenti, ma debbano continuare a basarsi anche su verifiche reali e concrete”.