SHARING MOBILITY – La Sardegna pedala e usa i mezzi “sharing”. Nell’Isola crescono le imprese delle biciclette, i mezzi di trasporto condivisi e i finanziamenti regionali per le piste ciclabili. Mameli (Segretario Confartigianato): “Settori di qualità, a elevata specializzazione con potenzialità interessanti per tutte le aziende”.

Biciclette proprie e condivise, piste ciclabili, car sharing e imprese che si occupano di fabbricazione, gestione e manutenzione di strade e mezzi.

E’ questo il mondo della “sharing mobility” in Sardegna, il sistema che permette di condividere, affittandole, auto, moto e due ruote a pedali.

I dati rielaborati dall’Osservatorio MPMI Confartigianato Sardegna su dati ISTAT e Sharing Mobility del quarto trimestre 2016, dicono di 60 imprese e 200 addetti che si occupano di biciclette attraverso fabbricazione, manutenzione e riparazione (le imprese erano 57 l’anno passato), di 15 Comuni che effettuano il servizio di bike sharing (266 bici a disposizione) e di 1 azienda (a Cagliari l’unico punto dell’Isola) che si occupa di car sharing (51 veicoli tra auto, moto, furgoni diesel o elettrici). A questi numeri va aggiunto un congruo numero di imprese delle costruzioni specializzato nella realizzazione e manutenzione di piste ciclabili.

Una passione, questa per i mezzi ecologici e il trasporto condiviso, che fa crescere un sistema coinvolgendo, direttamente e indirettamente, gli artigiani, i commercianti, le imprese di costruzione, i lavori pubblici e il turismo.

Quelli delle biciclette e delle auto condivise – afferma Stefano Mameli, Segretario di Confartigianato Imprese Sardegnasono settori di qualità, a elevata specializzazione con potenzialità molto interessanti, dove è alta l’incidenza delle imprese artigiane e che non possono fare a meno dell’esperienza e della manualità delle aziende”.

L’uso della bicicletta – continua il Segretariononostante i numeri siano ancora ridotti, è molto apprezzato e soprattutto in crescita come nelle altre regioni d’Italia e nei Paesi stranieri”. Infatti nell’Isola è ancora basso il numero dei lavoratori che escono di casa per andare al lavoro in bici: lo 0,4% rispetto al 14,8% della provincia di Bolzano, contro una media nazionale del 3,7% anche se le analisi ci dicono come andare e tornare dal lavoro in bicicletta, non in automobile, possa far risparmiare ben 664 euro l’anno a persona.

A livello nazionale la Filiera della bicicletta, che conta 3.063 imprese di produzione, riparazione e noleggio (il 68,4% artigiane) con 7.730 addetti, ha sostanzialmente tenuto i numeri dell’anno passato (nel triennio 2013-2016 crescita del 2,0% a fronte di una stabilità del totale imprese) ma ha visto crescere del 7,9% il noleggio delle due ruote a pedali.

Tra le regioni più vocate per le due ruote la Sardegna è al 15esimo posto; al primo troviamo la Lombardia, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna.

Cagliari è la città sarda che ha visto aumentare la densità di piste ciclabili; sono infatti 47,1 i km di piste ogni 100km quadrati, cresciuti del 44,7% negli ultimi 2 anni. A livello nazionale il capoluogo regionale è l’ottava città che è cresciuta di più come piste ciclabili: prima Mantova, seguita da Bergamo, Milano, Pordenone, Padova, Modena, Torino e, appunto, Cagliari.

Per quanto riguarda il car sharing, l’’Italia registra uno dei tassi più elevati al mondo, con sei automobili ogni 10 abitanti e la più alta densità d automobili: 36 milioni di auto (7% del parco circolante in Europa) (Bellini, 2014). È quindi, in questa situazione, che si cerca di individuare soluzioni di mobilità non tradizionali per concorrere a risolvere i crescenti problemi di congestione, inquinamento e carenza di spazio che affliggono gran parte delle città del mondo industrializzato.

S’inizia a capire che questo sistema rappresenta il sistema di soddisfacimento di una domanda di mobilità flessibile, confortevole, capillare, veloce, che può rappresentare una vera alternativa all’autovettura privata, soprattutto quando funziona in integrazione ad un sistema di offerta di servizio collettivo efficace.

Siamo sulla buona strada anche per il resto della sharing mobility nonostante ci sia ancora tanto da fare – continua Mamelii dati dimostrano che i margini di miglioramento, per la realizzazione di infrastrutture e per la nascita di nuove imprese, sono ampi”. “Da due anni a questa parte – prosegue il Segretarionotiamo, con favore come, sia la Regione che i Comuni, abbiano deciso di investire sulla mobilità sostenibile. Questo è un importante segnale di attenzione verso tutto il settore”.

Tornando alle biciclette, recenti dati ricordano come ogni cicloturista spenda 130euro al giorno rispetto ai 70 di uno che si reca al mare. Inoltre per realizzare un chilometro di pista occorrono circa 200mila euro. Puntando su questo tipo di mobilità offriremo spazio per una nuova immagine del nostro turismo e si darà lavoro alle moltissime piccole e medie aziende del nostro territorio”.

A conferma dell’attenzione che anche la politica regionale pone verso questa economia, pochi giorni fa l’Assessorato ai Lavori Pubblici ha stanziato fondi per la realizzazione e allungamento delle piste tra Pula e Chia e all’interno dei Olbia. Importanti anche gli esempi del Sulcis, finanziati con i fondi del “Piano Sulcis”. Nell’ex Provincia di Carbonia-Iglesias due sono i progetti, in parte già sviluppati. Il primo è la pista ciclabile, realizzata da 2 anni, che collega Carbonia a San Giovanni Suergiu con l’appalto, già aggiudicato e finanziato, per la prosecuzione verso Sant’Antioco. Il secondo dovrà essere la pista che collegherà il paese di Sant’Anna Arresi con il borgo turistico di Porto Pino.

Gli scorsi anni, per interventi a favore della mobilità ciclistica diffusa per la realizzazione di piste ciclabili, urbane ed extraurbane, cicloservizi e intermodalità, furono stanziati ben 7 milioni di euro. Un altro “sostegno” arrivò anche dall’Assessorato agli Enti Locali che, con una specifica ordinanza, autorizzò gli stabilimenti balneari a posizionare all’interno delle concessioni delle “strutture per il parcheggio in sicurezza delle biciclette”, per consentire ai ciclisti l’accesso e la sosta delle due ruote all’interno dell’arenile.

Incrementare gli investimenti in questi settori ha numerosi impatti – continua il Segretario di Confartigianatosignifica rispettare l’ambiente, decongestionare i nuclei urbani e le arterie viarie, far crescere il turismo ma anche sostenere il settore delle costruzioni stradali, l’artigianato della produzione e riparazione di biciclette, le imprese di car sharing oltre che il commercio, le manutenzioni e le riparazioni”. Dobbiamo crederci tutti insieme – conclude Mameliper questo il nostro invito va alle Amministrazioni Locali per puntare su questo tipo di economia e sviluppo, nelle città ma anche nelle aree rurali e nell’interno perché questi settori  possono dare ottimi risultati: abbiamo un territorio ed un paesaggio che si presta in modo ottimale sia alle due ruote sia alle 4 ecologiche. Dobbiamo solo riuscire a fare sistema”.

FILIERA DELLA BICICLETTA

La filiera della bicicletta è per il 61,1% composta da imprese di Riparazione, per il 18,3% da Fabbricazione e montaggio, per il 14,7% da Noleggio e per il restante 5,9% da Fabbricazione di parti ed accessorie.

L’utilizzo della bicicletta, le piste ciclabili ed il bike sharing

Nel lungo periodo la tendenza alla crescita del prezzo dei carburanti ha fatto salire l’uso della bicicletta per recarsi al lavoro in alternativa all’automobile privata; la maggiore economicità del costo dei carburanti nel corso del 2015 aveva interrotto il trend di salita, ma nel 2016 si rileva una nuova crescita nonostante il costo dei carburanti sia ancora più basso di un anno prima.

Il servizio di bike sharing è stato inserito nel paniere per la rilevazione dei prezzi al consumo dal 2015 e nel 2014 è attivo in 60 capoluoghi di provincia, le biciclette messe a disposizione sono 11.197 collocate in 1.181 punti di prelievo.

La bicicletta rappresenta una facile opzione per incrementare la crescita della popolazione che si tiene in forma: sei italiani su dieci (60,8% delle persone con 3 anni ed oltre) fanno attività sportiva e fisica e nei dieci anni tra 2006 e 2016 la quota cresce di 1,9 punti percentuali trainata dai senior con 35 anni ed oltre per cui la quota cresce di 3,4 punti a fronte dell’aumento di 0,9 punti degli under 35.