Produttori e riparatori di mobili e di complementi d’arredo ma anche tappezzieri, falegnami, realizzatori di oggetti e materiali in legno e sughero che nei loro laboratori creano e offrono prodotti e servizi per la casa, la pubblica amministrazione e le comunità.
Nell’Isola sono 856 le imprese del comparto “legno e arredo”, di cui 720 artigiane (l’83,9%), che danno lavoro e opportunità a 2.156 addetti, di cui 1.563 artigiani (61,3%). 748 realtà appartengono al settore Legno (624 artigiane) mentre 108 sono relative all’Arredo (96 artigiane).
E’ questo ciò che emerge dall’analisi sulle “Imprese del legno arredo ed export” elaborata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte ISTAT.
A livello provinciale, il maggior numero delle imprese si trovano nella Sardegna del Nord (Sassari-Gallura): ben 355 attività (di cui 180 artigiane) che danno lavoro a 996 addetti. Seguono il Sud Sardegna con 151 imprese (1331 artigiane) e 383 addetti, l’area di Cagliari con 134 attività, di cui 102 realtà artigiane, per una occupazione di 380 addetti, Nuoro con 124 realtà (16 artigiane) e Oristano con 92 aziende (89 artigiane).
L’export sardo del settore, dalla pandemia a oggi, ha modificato pesantemente il suo peso passando a 1.267.236 euro nel 2019 arrivando agli 850mila euro del 2021. Una sostanziale crescita, al contrario, si era registrata nel 2020 con 1.525.385 euro di vendite all’estero. Per effetto di questi dati la differenza tra il 2021 e il 2019 è stata del -33,6% e tra il 2020 e 2021 la differenza è stata del -44,5%.
“I mobili e i complementi d’arredo made in Sardegna e Italy entrano nelle case di tutti e, da sempre, sono protagonisti della storia del design, impreziosiscono le abitazioni, gli edifici pubblici e privati di tutto il mondo – commentano da Confartigianato Imprese Sardegna – insieme al cibo e alla moda, sono i prodotti che tengono alta la bandiera della manifattura sarda e italiana sui mercati internazionali. Merito della cura meticolosa, del gusto, della creatività che gli artigiani incorporano nei capolavori dell’arredamento nazionale”. “Questo Made in Sardegna, con grande entusiasmo e grandi sforzi, sta conquistando l’estero, esprimendo una forte vocazione anche nella nostra Isola, attraverso il lavoro, l’innovazione e il design delle piccole imprese – continuano dall’Associazione Artigiana – un settore che non ci sta a essere rimpiazzato dai prodotti low cost”.
Le piccole e medie realtà isolane del settore, infatti, sono forti di una tradizione familiare nel produrre, essendo spesso imprese che si tramandano da generazioni. Ora hanno anche le capacità di innovare con una forte attenzione ai nuovi stili e alle nuove esigenze.
“In ogni caso – sottolineano gli Artigiani – lo stile sardo e italiano è sempre molto apprezzato soprattutto quando si parla complementi, perché le piccole realtà hanno la capacità di offrire prodotti di alto valore e gamma, ma anche per la duttilità rispetto alle richieste della clientela. Per questo è necessario continuare, soprattutto all’estero, la battaglia per la crescita delle aziende, rispondendo a una domanda esigente con prodotti di altissima qualità, rifiniti ad arte; su questo terreno dobbiamo giocarci le possibilità di vendita e crescita”.
Anche su questo comparto si stanno scaricando tutte le tensioni internazionali come la mancanza di materie prime e semilavorati e i costi energetici. La situazione è paradossale perché per le aziende il lavoro c’è, gli ordini arrivano ma si naviga a vista perché il sistema, ancora danneggiato dalla crisi del Covid, si scontra ora con la carenza di materiali diventati ormai difficili da reperire, cari e senza navi e container disponibili per farle arrivare nelle fabbriche. Per questo, le aziende del settore stanno cercando prodotti alternativi adatti a poter essere usati nelle produzioni, pagando anche prezzi più elevati di prima, ma questa necessità si scontra, appunto, con la possibilità di reperimento di materie prime perché si stanno esaurendo tutte le scorte. Una situazione molto complicata soprattutto per le aziende costruttrici di pannelli (utilizzati per la costruzione dei mobili), imballi in legno, tetti in legno, porte, parquet, finestre e altre parti di arredo che utilizzano il legno e temono un “effetto domino” che avrebbe effetti dirompenti
“Le nostre aziende hanno portafogli ordini molto importanti ma non riescono a effettuare le consegne per la scarsità del legno – commentano da Confartigianato Sardegna – e anche per altri materiali c’è crisi: ferro, alluminio, plastiche. E’ tutta una catena che si sta inceppando“. “Nei prossimi mesi, se le cose andranno avanti così – concludono dall’Associazione Artigiana – le nostre imprese avranno difficoltà a consegnare i mobili rispettando i tempi medi e rischiamo il sorpasso dei competitor stranieri”.
L’analisi nazionale
Il settore del legno e mobili è quello che è più resiliente nel corso della pandemia, grazie all’apporto di 37 mila micro e piccole imprese con meno di 50 addetti, nelle quali sono occupati 153 mila addetti, il 98,7% delle imprese del settore ed il 71,7% dei rispettivi addetti.
Il peso dell’occupazione delle MPI del legno e mobili sul totale dell’economia del territorio italiani è almeno il doppio della media nazionale (0,9%) in Friuli-Venezia Giulia con il 2,6%, Marche con il 2,3% e nelle province autonome di Bolzano con il 2,1% e di Trento con il 1,8%.
In questo cluster del made in Italy è alta la vocazione artigiana: le 28 mila imprese artigiane rappresentano i tre quarti (76,2%) delle imprese del settore e i loro 86 mila addetti sono il 40,4%% dell’occupazione del settore.
L’analisi dai dati sulla produzione manifatturiera, evidenzia che a marzo 2022 la produzione cumulata negli ultimi dodici mesi in Italia ha più che recuperato (+0,8%) i livelli del 2019, a fronte del ritardo del 5,3% della Francia e del 5,7% della Germania. Il settore che meglio ha recuperato i livelli di produzione pre-pandemia è appunto quello del Legno-Mobili con +8,7%.
Per il sistema manifatturiero di legno e mobili le tensioni sui costi generati dal caro-commodities e dalla crisi energetica si associano alla scarsità di materie prime, che nel primo trimestre 2022 ostacola quasi una impresa manifatturiera su quattro (22,7%), per salire al 24,2% nei mobili, fino al 27,6% del legno, delineando gli effetti delle persistenti strozzature nelle filiere globali. Sul mercato del lavoro, persiste una elevata la difficoltà di reperimento di operai specializzati, che nel settore del legno a maggio 2022 è del 59,4%, in aumento di 5,8 punti rispetto ad un anno prima.