830mila sardi, il 50,3% della popolazione, nel 2023 ha usato costantemente la rete per effettuare acquisti on line. Nel 2022 erano 648mila (il 40,5%) mentre solo 6 anni fa, nel 2018, erano solo 285mila gli isolani che acquistavano sul web.
Numeri importanti che mettono l’Isola al 12esimo posto della classifica nazionale sull’uso di internet per fare le compere. Apre il Trentino Alto Adige con il 58%, seguito dalla Lombardia con il 56%. All’ultimo posto la Calabria con il 37,4%.
Dall’analisi delle imprese sarde che vendono on line e offrono servizi digitali, (dati del 2022), emerge come in testa ci sia sempre il Trentino con il 25,9 %. Al secondo posto c’è la Sicilia (23,3%), al terzo la Sardegna (22,4%). Nelle ultime tre posizioni troviamo Toscana (14,4%), Calabria (13,3%) e Liguria (10,1%). Nonostante i buoni numeri sardi, dal dossier emergono anche le criticità segnalate dalle aziende. Ovvero costi connessi all’avvio dell’e-commerce superiori ai benefici attesi. Inoltre, in un caso su dieci, pesa la logistica (10,8%), il quadro legislativo di riferimento (10,3%) e i problemi dei pagamenti online (9,1%).
Sono questi i dati salienti dell’analisi realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sull’utilizzo dell’e-commerce nell’Isola, su fonte Istat 2018/2023.
Dall’analisi emerge come i sardi per il 62% comprino abbigliamento e scarpe, per il 28% articoli per la casa, per il 23% pc e cellulari, per il 22% film, per il 21% libri, riviste e giornali cartacei, per il 20% cosmetici, per il 18% articoli sportivi, per il 17% pasti e cibo dalle rivendite di prossimità, per il 16% farmaci, per il 15% abbonamenti internet, per il 14% giocatoli e articoli per l’infanzia, per il 13% musica, per il 12% biglietti per i concerti, per il 9% tv, stereo e macchine fotografiche, per l’8% articoli per la pulizia della casa, per il 7% software, sempre per il 7% cibo e prodotti alimentari pronti con consegna a domicilio, 6% giochi on line e 5% ebook e giornali on line.
“Se da una parte abbiamo buoni numeri su coloro che acquistano on line, è ancora bassa la percentuale delle aziende isolane che vendono prodotti e servizi in rete – commenta Fabio Mereu, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – per questo dobbiamo impegnarci a stimolare le piccole imprese, soprattutto quelle artigiane, ad adeguare la propria attività di vendita”. “In ogni caso – prosegue Mereu – stiamo notando che le realtà più piccole, pur a fronte di un ritardo rispetto alla performance digitale dei competitor di grandi dimensioni, ha voglia di cogliere le opportunità delle trasformazioni dei canali di vendita indotte dalla tecnologia”.
Infatti, migliaia di piccoli imprenditori hanno scoperto le infinite possibilità offerte da social network e portali e hanno sfruttato le nuove tecnologie che vanno a intercettare nuove fette di mercato, promuovono l’artigianato locale e fidelizzano i consumatori.
“Tanti hanno iniziato con la vendita, amatoriale, di piccoli oggetti o servizi – sottolinea Mereu – e molti di questi hanno voluto trasformare questa attività in vere e proprie imprese uscendo da situazioni “non regolari” dal punto di vista imprenditoriale. In pratica la passione per la vendita on line, grazie all’esperienza maturata, si è trasformata in impresa vera e propria. La nostra Associazione sta accompagnando, ogni giorno, queste realtà in questa importante transizione imprenditoriale”.
Secondo le recenti evidenze del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal, nel 2023 il 78,5% delle piccole imprese sarde che ha effettuato investimenti per la trasformazione digitale, il 51% adottando piani integrati di investimenti nel digitale (investimenti di elevata importanza in due o più ambiti), il 23,7% investendo in un solo ambito del digitale.
“Quelle che si sono già strutturate, offrono una ampia gamma di prodotti e servizi, – commenta Daniele Serra, Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna– e parliamodei manufatti tipici e tradizionali, venduti sulle più importanti piattaforme di commercio, oppure dei prodotti agroalimentari che, attraverso dei piccoli portali, raggiungono qualunque tavola del Mondo, oppure ancora i servizi che le imprese digitali offrono a migliaia di clienti in ogni angolo del nostro Pianeta”. “Per questo – rimarca Serra – continuiamo a ribadire come per le aziende sia fondamentale la presenza sul web: l’innovazione è una delle ricette vincenti per superare la difficile congiuntura. Gli artigiani hanno tanto da offrire in termini di qualità e di unicità dei prodotti e non devono limitarsi all’utenza locale: grazie al web i potenziali acquirenti sono moltissimi”.
“Per sfruttare al meglio questa opportunità di business – proseguono Mereu e Serra –occorre attivarsi per ottenere il massimo rendimento; è una occasione che è davvero a misura di qualsiasi azienda e si rivolge anche ai mercati europei e mondiali”. “In ogni caso – concludono Presidente e Segretario – bisogna stare con i piedi per terra e non farsi prendere da facili entusiasmi”.
L’analisi nazionale
L’analisi dei risultati dell’indagine sull’utilizzo delle tecnologie della comunicazione dell’informazione da parte delle famiglie e degli individui, pubblicati dall’Istat nelle scorse settimane conferma il trend di crescita dell’utilizzo del commercio elettronico. Nel 2023 il 49,7% della popolazione di 14 anni e più che ha usato Internet nei 12 mesi precedenti l’intervista ha fatto acquisti online, in aumento di 1,5 punti percentuali rispetto al 2022. Gli uomini sono più propensi a comprare online (54% contro il 45,7% delle donne), come peraltro i residenti nel Nord e, soprattutto, i giovani tra i 20 e i 24 anni (78,2%).
Sul lato dell’offerta del commercio elettronico, il 17,7% delle piccole imprese (10-49 addetti) addetti ha effettuato vendite online, in aumento di 1 punto rispetto al 16,7% del 2022 e fatturando il 6,1% dei ricavi totali, il 3,2% via web e il 2,9% via EDI (scambi elettronico di dati secondo formati stabiliti per il trattamento automatico), per un valore delle vendite on line stimato in 48.420 milioni di euro, in aumento del 24,1% rispetto all’anno precedente.
Per tipologia di mercato, il 90,6% delle piccole imprese ha venduto a clienti finali (B2C) e il 61,1% ad altre imprese o pubbliche amministrazioni (B2B, B2G). Per tipologia di piattaforma web utilizzata, il 73,6% ha venduto su siti web o app dell’impresa e il 50,8% mediante siti web o app di intermediari.