Matzutzi e Serra (Confartigianato Sardegna): “Segnale piccolo e flebile che non basta. Necessario puntare su sostegno alla crescita”.
La Sardegna artigiana resiste alla pandemia ed è pronta a ripartire.
Dopo oltre 15 anni segnati da una incessante sequenza di chiusure e saldi negativi, il primo trimestre di quest’anno segna una leggera tendenza inversa, con una crescita delle realtà artigiane (+28), equivalenti a +0,08%, sullo stesso periodo dello scorso anno.
Del piccolo e flebile risveglio del settore, lo certificano i dati rielaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha confrontato i dati Movimprese-UnionCamere del settore artigiano del trimestre gennaio-febbraio-marzo 2021 con quelli del 2020.
In questo primo scorcio dell’anno, il comparto ha registrato 666 nuove aperture contro 638 chiusure, facendo segnare, come anticipato, un insperato saldo positivo di 28 realtà, portando le imprese a un totale di 34.253. Nel 2020, quando la pandemia era all’inizio, venivano registrate 543 nuove attività e ben 902 cessazioni, per un bilancio negativo di -359. La differenza tra il primo trimestre dell’anno chiuso e quello appena iniziato, per questo, porta il bilancio a + 393 realtà. Su questi dati, soprattutto quelli del crollo delle chiusure, è facile ipotizzare l’esistenza di una “platea nascosta” di realtà che in altre circostanze avrebbero già comunicato di aver chiuso i battenti.
Dati in chiaroscuro, arrivano, invece dalle province; in quella di Cagliari, con 13.275 microimprese artigiane attive, hanno aperto in 198 e chiuso in 223, con un saldo attivo di -25. A Nuoro si è registrata una crescita di 5 imprese, dovuta a 123 nuove iscrizioni e 118 cancellazioni che hanno portato il totale a 6.479 aziende. Decrescita, nella provincia di Oristano: su un totale di 2.430 attività, si sono registrate 37 iscrizioni e 59 cancellazioni, con un relativo saldo negativo di -22. Ottima performance del Nord Sardegna (Sassari-Gallura) con 12.069 imprese artigiane attive, frutto di 308 nuove attività e 238 cancellazioni, che danno un saldo di +70.
I dati generali, su scala nazionale, al contrario non sono confortanti: dopo oltre un anno dall’inizio della pandemia, sempre nel primo trimestre, il volume di iscrizioni di nuove imprese è di 26.451 contro le 29.354 cessazioni, e un saldo negativo di 2.939. A pesare sulle cancellazioni, e sui rallentamenti, sono le incertezze dello scenario economico, tra attese sull’evoluzione della pandemia e prospettive di rilancio legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
“Parlando di resilienza, questo è un segno di resilienza imprenditoriale sarda – commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – ma nessuno deve cantare vittoria o cullarsi sugli allori. Certamente, possiamo affermare come i piccoli imprenditori credano nella ripartenza, stiano sfruttando tutte le attuali opportunità e si stiano preparando per quelle che arriveranno a breve. Segno che stanno interpretando le nuove esigenze del mercato”.
I dati che arrivano dalle Camere di Commercio raccontano come il leggero aumento delle imprese artigiane sia dovuto da una, mai registrata, combinazione di fattori.
Il primo è dovuto alla ripresa dell’edilizia; questa, trainata dal superbonus e da tutti gli altri incentivi per il “sistema casa”, ha consentito l’emersione di “entità” che prima galleggiavano nel sommerso. Inoltre, per tutte le tipologie d’impresa, sono attive Leggi, come la 949, che incentivano fortemente le realtà artigiane con un fondo perduto al 40%. Infine, tra la conclusione del 2020 e l’inizio del 2021, vi è stata anche l’entrata a regime dei vari decreti “Sostegni” e “Ristori” e del credito garantito dallo Stato, elementi che rendono conveniente continuare a stare sul mercato.
“Certo, abbiamo anche registrato anche la nascita di nuove imprese strutturate – continuano Matzutzi e Serra – ma c’è una interessante crescita di imprese di servizi per la casa, il cui titolare, nella maggior parte dei casi, è anche l’unico dipendente. Quindi, se è cresciuto in maniera sostenuta il numero delle imprese aperte, il numero degli addetti è rimasto, pressoché, invariato”.
Un secondo fattore, da tenere sott’occhio e analizzare nei mesi a venire, è dato dallo “spacchettamento” di imprese che prima avevano dei dipendenti fissi e che ora sono state trasformate in imprese unipersonali, incentivate anche dall’utilizzo del nuovo regime forfettario dei minimi (65mila euro), molto più conveniente per quelle realtà che hanno un basso giro d’affari.
“Al di la di tutto questo, augurandoci vivamente che i prossimi mesi possano confermare questi elementi di positività che oggi riscontriamo nelle rilevazioni trimestrali – proseguono Presidente e Segretario – la tenuta dei flussi delle iscrizioni e, soprattutto, la forte contrazione delle cancellazioni delle imprese, suggerisce una cautela nella reale quantificazione degli stessi. Nonostante questo, manteniamo alto l’impegno, quindi dobbiamo continuare a contribuire, con ogni mezzo, a sostenere le imprese che il Covid tiene ancora “sotto attacco””.
Matzutzi e Serra ricordano anche come i numeri continuino a dimostrare come le piccole e micro imprese, soprattutto quelle artigiane, grazie alla loro flessibilità, rappresentando il vero motore trainante dell’Italia e della Sardegna. Queste, pur riuscendo a combattere e sopravvivere, hanno necessità di tutele e incentivi, che rappresentano la loro “benzina”, per crescere e rimanere sul mercato.
“La sfida che dovremo affrontare nei prossimi mesi e anni – concludono Presidente e Segretario – sarà quella di consentire sia alle imprese che aprono, sia a quelle che resistono, di poter stare sul mercato, creare reddito e di poter competere con il resto del mondo. Gli incentivi per le imprese e i processi di internazionalizzazione, per i quali la nostra Associazione ha lavorato con la Regione, rappresentano punti fermi dai quali continuare a lavorare e sui quali bisogna puntare con sempre maggior forza”.