La crisi energetica ha impattato duramente sulle imprese sarde, soprattutto su quelle di piccole e medie dimensioni, 95mila in tutta l’Isola, con una escalation dei prezzi dell’elettricità e del gas che ha provocato una impennata dei costi per le micro e piccole imprese di oltre 900milioni di euro nel 2022, determinando un aumento del +147,1% rispetto al 2021. Ma le piccole e medie realtà hanno adottato 6 soluzioni per continuare essere presenti sul mercato e a lavorare: aumento dei prezzi, riduzione margini di profitto, autoproduzione di elettricità, efficientamento impianti, rinegoziazione dei contratti e, purtroppo, anche la riduzione e la sospensione dell’attività.
E’ questo ciò che emerge dall’analisi effettuata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulla propensione delle imprese sarde a reagire a questi fattori contrari. L’analisi ha anche dimostrato come le piccole realtà abbiano una buona propensione ad investire unita a una forte richiesta di lavoro stabile e qualificato. Sono questi i due fattori principali che hanno consentito al comparto affrontare le difficoltà e mantenere un sentiero di crescita nel primo semestre del 2023.
Tra le soluzioni per far fronte ai rincari dell’energia la reazione più frequente è stata quella dell’aumento dei prezzi di vendita, nel 57,7% tra le piccole imprese e nel 65,4% tra le medie. La riduzione dei margini di profitto è stata attuata nel 47,3% dei casi tra le piccole e nel 50,5% tra le medie. L’autoproduzione di energia è stata attuata nel 17,1% delle piccole e nel 23,9% delle medie. Ha provveduto a efficientare l’impianto il 13,2% delle piccole e il 18,5% delle medie. Ha rinegoziato il contratto o cambiato fornitore il 22,2% delle piccole e il 28,8% delle medie. Solo il 6,3% delle piccole e l’8,8% delle medie ha dovuto sospendere o ridurre l’attività.
“Questa analisi ci dice come le imprese abbiano lottato, continuino a farlo adottando ogni tipo di strategia e soluzione – commentano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – di certo non si sono perse d’animo e non si sono tirate indietro neanche quando si è trattato di rinunciare a una parte dei ricavi”. “Non sappiamo se la tempesta dei rincari sia passata, anche noi ce lo auguriamo – proseguono Lai e Serra – di certo dobbiamo continuare a lavorare affinché non si ripeta una crisi del genere e soprattutto che, i danni, si scarichino sulle imprese, in primis su quelle più piccole e più deboli dal punto di vista finanziario”.
A tal proposito, Confartigianato Sardegna ha presentato alla Giunta Regionale alcune proposte sull’efficientamento energetico aziendale per sostenere le imprese nell’istallazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e per intervenire sulla transizione ecologica e sull’abbattimento dei consumi e dei costi, chiedendo un intervento di 50 milioni di euro.
“Il caro energia, che ha colpito imprese e famiglie, ci deve far capire che è fondamentale ottimizzare il consumo di energia attraverso interventi comportamentali e, soprattutto, con le nuove tecnologie – proseguono- la transizione verso le energie rinnovabili e le tecnologie a basse emissioni di carbonio è una delle scelte decisive che la nostra Regione, così come tutto il nostro Paese, deve fare. Dobbiamo compiere scelte lungimiranti, coraggiose e decise sulla base degli strumenti che oggi abbiamo a disposizione”. “Per questo – concludono Lai e Serra– l’energia rinnovabile rappresenta, a oggi, uno dei pochi alleati considerata la scarsa disponibilità di risorse fossili della nostra regione e del nostro Paese”.
Confartigianato Imprese Sardegna ricorda, infine, come l’incidenza media delle bollette di gas ed elettricità nei bilanci delle aziende sia passata dal 15,8% del 2021 al 28,1% dello scorso anno, di fatto raddoppiando. Ciò ha significato che, mediamente, l’energia è diventata una delle spese più importanti per le imprese artigiane sarde. Il deragliamento dei prezzi dell’energia, ha anche comportato una erosione del 6,1% del valore aggiunto delle micro-piccole-medie imprese. A questi shock, si sono uniti la stretta monetaria, l’aumento dei prezzi delle materie prime e la mancanza di manodopera.